Racconto di Occhio di Falco
Un cinghiale ci stava inseguendo, voleva il nostro pranzo al sacco, noi avevamo paura e iniziammo a scappare. Dopo una trentina di metri mi venne un'idea, mi appesi ad un ramo e mi arrampicai, presi un panino e dissi al cinghiale:
-Ehi! Lo vuoi? Vallo a prendere!
Lo lanciai con tutta la forza che avevo e il cinghiale lo inseguì.
Ma un altro pericolo era davanti a noi, ci eravamo persi e la guida era scomparsa.
A quel punto riprendemmo a camminare e dopo poco tempo ritrovammo la guida legata ad un albero. La slegammo e io le chiesi chi era stato, ma lei non poteva saperlo perchè era bendata, allora le chiesi dove eravamo ma anche lei non lo sapeva, non riuscivamo ad orientarci. Continuavamo a camminare e speravamo di trovare la via per tornare indietro, ma ad un certo punto mi sentii confuso e mi ritrovai quasi svenuto con un fazzoletto sopra il naso e la bocca. Tutto il gruppo era svenuto.
Ci risvegliammo dopo due ore. Avevo capito che il fazzoletto era inpregnato di un sonnifero e che eravamo stati rapiti. Eravamo in una torretta di legno, tutti in quel momento ci svegliammo e dei ragazzi mascherati si stavano avvicinando per vedere se eravamo svegli.
Io dissi a tutti:
-Fate finta di dormire.
I ragazzi mascherati non mi avevano sentito, ci controllarono e se ne andarono.
Eravamo legati a delle sedie, uno dietro l'altro a coppie. Io avevo dietro Elena e di fianco Furio. Chiamai Elena e le dissi:
-Avvicinati con la sedia.
Riuscii a slegarla e lei slegò tutti gli altri e anche me. Eravamo al piano più alto, dovevamo andarcene ma non sapevamo come. Allora dissi:
- Seguitemi.
Tutti mi seguirono . Due ragazzi erano di guardia al corridoio. Nella stanza trovai due coltellini chiamai Luciano e gli dissi:
-Al mio via usciamo e lanciamo questi due coltellini alle guardie, io a destra e tu a sinistra.
Lui rispose:
-Va bene.
Diedi il via e scattammo fuori, lanciammo i coltellini e mettemmo le guardie fuori combattimento.
Ripresi i due coltellini, potevano servire. A sinistra c'era una scala, scendemmo, eravamo al terzo piano. Dietro l'angolo c'era un'altra guardia , davanti a lui una finestra, la seconda guardia dormiva. Allora sbucai dall'angolo, presi la guardia e la buttai giù dalla finestra. La seconda guardia si era svegliata, io mi chinai a forma di rampa, Paolo corse su di me, fece un balzo e con un calcio volante la stese.
C'era una scala a chiocciola, scendemmo tutti, ora eravamo al secondo piano. Le due guardie del secondo piano avevano sentito del trambusto. Girarono l'angolo, Mirko e Giovanni tirarono un pugno a entrambe.
2^ parte (giugno 2013)
Le guardie di quel piano svennero e noi potemmo continuare la nostra fuga. Scendemmo con l'ascensore al primo piano, lì trovammo tante guardie che ci avevano visto fare danni in tutti i piani con le telecamere di sicurezza. Erano tutti pronti all'attacco, ma anche noi eravamo pronti a neutralizzarli tutti. Partimmo all'attacco quando loro diedero il "Via" per attaccare. Fu una lotta all'ultimo sangue, eravamo rimasti in pochi, tutti gli altri erano feriti o stanchi. Eravamo rimasti io, il prof, Furio, Elena, Mirko, Giovanni, Amedeo e Paolo. E loro erano più di noi. Eravamo spacciati. Come potevamo fare?
Mi ricordai che avevo preso il pugnale con cui avevo messo fuori combattimento una guardia e lo avevo messo in tasca. Lo tirai fuori e mentre i miei amici lottavamo con le mani e i calci, io stavo facendomi strada con il pugnale. A quel punto uscimmo dalla torretta vittoriosi. Provammo a ritrovare la strada, ma sotto il sole cocente non ce la stavamo facendo, vedevamo tutto strano e movimentato, avevamo le allucinazioni. Sembravamo dispersi nel deserto per quanto faceva calco, ma ad un certo punto vedemmo un puntino nero in lontananza. Si avvicinava sempre più. Era un poliziotto che ci cercava, la richiesta di soccorso era stata inviata dall’autista del nostro pullman che non vedendoci arrivare si era preoccupato e aveva chiamato la polizia.
Arrivati i soccorsi ci portarono via da sotto quel sole cocente e ci diedero dell’acqua perché ormai la nostra era troppo calda, poi ci diedero anche qualche cosa da mangiare. Dopo aver mangiato e bevuto in abbondanza tornammo al pullman. Arrivati uno ad uno salimmo e tutti quanti ringraziammo l’autista per il suo aiuto e ripartimmo in viaggio verso casa.